Dove se ne è parlato

Nota

Il dibattito sulla proposta di Italiano Inclusivo negli ultimi tempi è diventato accesissimo e pressoché quotidianamente c’è un nuovo articolo sulla stampa, una nuova trasmissione radiofonica, una nuova discussione su qualche blog.

Per questo, è diventato ormai impossibile per noi che gestiamo questo sito, con le risorse che abbiamo a disposizione, continuare a tener traccia di tutto ciò.

D’ora in poi, pertanto, lasceremo questa sezione sostanzialmente immodificata – salvo notizie eclatanti – a testimoniare chi per primǝ ha parlato di Italiano Inclusivo.

D’altra parte, ormai, una qualsiasi ricerca Google sul tema usando come parole chiave “inclusivo” e “schwa” riporta più di 8000 risultati (al 15/07/2021).

Libri

(Per l’uso vero e proprio della schwa nelle opere, e non la sua semplice menzione, vedere la sezione Libri nella pagina Chi lo usa).

Intersex

Intersex – Antologia Multidisciplinare, a cura di Michela Balocchi, ed. ETS àltera. Politiche e teorie della sessualità, Pisa, 2019 (p. 23):

Abbiamo scelto di non usare l’asterisco, in quanto non fonetico, mentre caldeggiamo, per il prossimo futuro, l’utilizzo della schwa, che, come l’asterisco, permette di superare la declinazione binaria di genere e dello spettro di sesso. La schwa, inoltre, a differenza dell’asterisco, e una vocale centrale media, rappresentata nell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) con i simboli ǝ per il singolare e ɜ per il plurale, ed è un fonema già in uso in alcune forme dialettali del nostro paese.

Femminili singolari

Femminili singolari – il femminismo è nelle parole, di Vera Gheno, ed. effequ, Firenze, 2020 (pg. 184-185):

In italiano, alcuni tentativi per far riemergere una sorta di neutro hanno portato all’impiego, nello scritto, dell’asterisco in fine di parola: car* tutt*; un uso interessante e molto espressivo, forse più elegante del raddoppio care tutte e cari tutti, che può effettivamente diventare molto farraginoso, ma con un difetto che non può che limitarne l’impiego su ampia scala: l’impronunciabilità. Proprio tenendo conto di questo limite oggettivo, qualche tempo fa avevo proposto (ma non sono stata la prima a farlo) l’impiego, in questi contesti, dello schwa, ossia della vocale indistinta che, nell’alfabeto fonetico internazionale, viene identificata con il simbolo ǝ: lo si trova in molti dialetti, in fine di parola (per esempio, in napoletano), ed è la vocale che potremmo descrivere come il suono che emettiamo quando abbiamo la bocca ‘a riposo’, non contraiamo nessun muscolo ed emettiamo semplicemente un suono così, con il viso rilassato. Certo, lo schwa ha a sua volta un limite: il simbolo non è presente sulla tastiera standard, e anzi, è noto solo a una parte della comunità dei parlanti. Ciononostante, chissà che non possa un giorno porsi come alternativa valida per i casi in cui non identificare il genere di una moltitudine o di una persona è rilevante: Carǝ colleghǝ, siete tuttǝ benvenutǝ.

Da notare, tuttavia, come la menzione di Gheno utilizzi la schwa breve (“ǝ”) sia al singolare e al plurale, differentemente da quanto suggerito da questo sito, che usa la schwa lunga (“ɜ”) per la declinazione inclusiva plurale.

Stampa periodica

La Stampa

Sulla prima pagina de La Stampa, nella rubrica Il Buongiorno di Mattia Feltri, il 25 luglio 2020 si è parlato dell’uso della schwa, sia pure in modo sarcastico e critico.

Qui il testo integrale su Facebook.

Ne parliamo anche nel nostro articolo in Notizie.

Radio

Fahrenheit

A seguito del trafiletto su La Stampa di cui sopra, il 29 luglio 2020 Rai Radio 3 ha ospitato a Fahrenheit Mattia Feltri, l’autore del suddetto, e Manuela Manera, linguista, componente del CIRSDe – Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di genere dell’Università di Torino.

Ne parliamo anche nel nostro articolo in Notizie.

 Qui il podcast (l’intervento inizia a 3’23”).

Web

Questa proposta è stata menzionata in numerosissimi articoli su web. Qui ne citiamo solo alcuni fra i principali:

Social

effequ

La casa editrice effequ ha dichiarato in un post sulla sua pagina Facebook di fare sua, e rende sua norma editoriale, la proposta di uso della schwa menzionata da Vera Gheno in Femminili Singolari (ne parliamo anche nella sezione Libri su questa stessa pagina). Ne annuncia l’uso ne Il contrario della solitudine di Márcia Tiburi, di cui parliamo qui.

Non è successo niente

Nicolò Targhetta, blogger e autore, sul suo blog Non è successo niente ha scritto un post ad un tempo leggero e significativo sul tema dell’italiano inclusivo, di cui riportiamo l’incipit:

A – Allora, ci siamo tutte? Pronte a partire?
I – Pronte.
O – Pronte.
U – Occhio.
A – Che c’è?
U – Guarda un po’ chi arriva.
I – Oh no…
Ə – Aspettatemi!
O – E mo che famo?
A – Ci parlo io. Ciao ə.
Ə – Scusa il ritardo, è che mi ci è voluto un po’ per trovare il coraggio di…
A – Tu non vieni.
Ə – Come non vengo?
A – Non vieni.
Ə – Ma… ma… è il pride.

Qui il link per leggere il post per intero.

Eventi

Italiano Inclusivo è stato presentato a:

  • Come superare il binarismo di genere/sesso nel linguaggio?, con intersexioni, presso Azione Gay e Lesbica Firenze, 4 dicembre 2019
  • Queering the Italian Language, New York University – Florence, 3 dicembre 2019
  • Mi piacerebbe…, presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma, 16 marzo 2019

Se sei interessatǝ ad ospitare un workshop come questi, scrivi a info@italianoinclusivo.it.

Si è parlato anche dell’uso della schwa a: