6 dicembre 2021 – su Jacobin Italia: “E se le scuole sperimentassero lo schwa?”

6 Dicembre 2021 Off Di Italiano Inclusivo

Esce oggi sulla home page del sito web di Jacobin Italia l’articolo: E se le scuole sperimentassero lo schwa? di Rossella Benedetti e Carlo Scognamiglio, un articolo decisamente stimolante.

L’articolo parte, fin dal sottotitolo, dalla considerazione che

Se tra studentesse e studenti comincia a diffondersi il ricorso alla lettera schwa, l’istituzione scolastica più che assumere una posizione conservativa dovrebbe avere il coraggio di avviare percorsi di sperimentazione linguistica.

Infatti

[…] è sempre più frequente, nei documenti politici studenteschi, fin dal liceo, osservare il ricorso alla lettera schwa (ə – una lettera non presente nella lingua italiana ma utilizzata spesso, a volte alternata con l’asterisco, come ultima vocale, quasi come un genere neutro, per evitare una caratterizzazione di genere di parole riferentesi a condizioni personali). Le studentesse e gli studenti conoscono il dibattito in corso, e spesso fanno riferimento infatti al problema del «linguaggio inclusivo». Docenti e istituti scolastici coraggiosi hanno da tempo avviato piccole iniziative miranti a sensibilizzare le comunità di riferimento sulla questione della diversità, sfidando le inevitabili contestazioni.

[…] le sensibilità stanno cambiando. Se paragoniamo il fenomeno all’accettazione di nuove parole e all’abbandono di vecchie terminologie, il passo è più chiaro. Non accettiamo più il ricorso a espressioni esplicitamente razziste, come invece la letteratura fino a poco tempo fa non aveva disagio a fare. Da una decina d’anni invece ci siamo abituati a usare – nel linguaggio ordinario – parole fino a poco prima mai pronunciate, come «inclusione» o «resilienza».

[…] Certamente introdurre vocali inesistenti o fonemi del tutto estranei alla nostra lingua non è la stessa cosa, non si è mai visto – se non forse rarissimamente – un cambiamento linguistico che preveda una ristrutturazione così radicale.

Però il fatto sociale sta avvenendo. La percezione di un mancato riconoscimento dell’altro, che a questo punto comincia a trovare la forza di ribadire la propria esistenza e i propri diritti, stanno bussando anche alla porta della lingua scritta e parlata. Che ci piaccia o meno, il nostro modo di esprimerci dovrà cambiare.

L’articolo prosegue chiedendosi quale posizione dovrebbe assumere l’istituzione scolastica di fronte a questa evoluzione linguistica che, di fatto, lo si voglia o no, è in atto, tenendo in considerazione anche ciò che sta avvenendo in altri paesi e delle raccomandazioni delle maggiori istituzioni europee e mondiali:

Se tra le studentesse e gli studenti comincia a diffondersi il ricorso alla lettera schwa, come dovrebbe porsi l’istituzione formativa più importante del paese? Assumere una posizione di conservazione, oppure avviare percorsi di sperimentazione linguistica? Interessanti progetti nei sistemi scolastici di altri paesi europei, per certi versi più avanzati di noi su questo terreno, insistono molto sull’ascolto delle pratiche e delle testimonianze studentesche, riconoscendo alle giovani generazioni una maggiore consapevolezza sulle nuove sensibilità, proponendo anche adeguamenti del curricolo. Purtroppo, ogni tentativo di avviare una riflessione, fatto finora da singoli docenti, è stato prontamente soffocato dal timore di alcuni nei confronti della diversità. Con buona pace della libertà di insegnamento.

È dunque possibile ipotizzare, anche per le nostre scuole, l’avvio di pratiche sperimentali di attenzione linguistica in alcuni segmenti della loro comunicazione? Non si tratta qui di modificare l’intera modulistica scolastica, ma di provare a spingere, come soggetti educativi, nella direzione dell’ascolto e del riconoscimento.

[…] In fondo, l’istituzione scolastica non farebbe che attuare le sollecitazioni contenute in tutti i documenti dell’Unione europea, dell’Onu e di altre istanze internazionali che trattano di pari opportunità, lotta ai comportamenti discriminatori, rispetto della diversità e che molti tirano fuori dal cassetto solo per le occasioni celebrative ufficiali.