22 agosto 2021 – “La lingua e il (difficile) salto nell’inclusività”, sul Corriere della Sera: Flavia Fratello legge in italiano inclusivo su Radio Radicale
Anche il Corriere della Sera, con questo articolo a firma di Aldo Grasso, sia online che nell’edizione in stampa approccia il tema dell’italiano inclusivo.
Un articolo che, per una volta, pur esponendo le difficoltà insite con l’introduzione della nostra variante nella lingua italiana, non è tuttavia critico in senso assoluto.
L’articolo è, di fatto, un commento alla lettura da parte di Flavia Fratello, giornalista de La7, nell’ambito della rassegna stampa di Radio Radicale, dell’articolo di Michela Murgia di cui avevamo già parlato qui. Il video è disponibile su YouTube:
A questo punto crediamo sia il caso di commentare separatamente i due pezzi: quello sul Corriere e la lettura di Flavia Fratello.
L’articolo sul Corriere della Sera
L’articolo, come spesso accade, fa alcuni grossolani errori.
Già l’incipit casca male: «Troncature inclusive». Già, perché da moltɜ la schwa viene vista come una troncatura delle parole, non come una vocale diversa da quelle già presenti nella nostra lingua, ma pur sempre una vocale. È facile capirlo sforzandosi di pronunciare le parole davvero troncate, senza alcun suono vocalico alla fine, alterando perciò anche la prosodia delle frasi e rendendo la pronuncia molto più difficile. No: la schwa è una vocale, a pieno titolo.
L’altro errore è il fatto che la schwa sarebbe «una lettera usata per rendere neutro il genere». No: la schwa, nella nostra proposta, serve a declinare in modo inclusivo, non neutro. Ed è ancor più chiaro se si guarda a quanto si è fatto in lingue che pure il neutro l’avevano: in inglese, la declinazione inclusiva è ottenuta tramite l’uso del singular they, non del pronome neutro it, riservato a cose ed animali.
In ultimo: la schwa sarebbe «un artificio». No. L’uso della schwa in italiano nasce, come molte evoluzioni linguistiche, dalla necessità di qualche parlante che aveva bisogno di esprimere qualcosa in modo diverso da quanto fosse possibile prima. È un’evoluzione naturale, che parte dalla base e non, come moltɜ hanno erroneamente affermato, da un’imposizione di qualche linguista. E prosegue: «come tale sarà sottoposto alla dura legge dell’uso». Ecco, finalmente qualcosa su cui concordiamo: non potrebbe essere altrimenti. Ma, a giudicare dalla sua diffusione quasi virale in pochissimi anni dalla sua introduzione, sembrerebbe proprio che il suo uso non faccia che incrementare a vista d’occhio.
La lettura di Flavia Fratello
Questa lettura è davvero interessante. Perché se da una parte Fratello afferma che la schwa «rende […] veramente un po’ complicata la lettura», dall’altra a noi sembra che, per una persona che forse è la prima volta che ci si cimenta, il risultato sia davvero niente male.
Certo, la schwa pronunciata da Fratello è un po’ evidenziata rispetto alle altre vocali. Certo, alla fine di quasi ogni parola declinata all’inclusivo c’è una pausa, un’esitazione. Ma davvero: questa lettura evidenzia che la schwa è non solo una soluzione utilizzabile nella lingua scritta, al pari dell’asterisco, ma anche, contrariamente a questo, nella lingua parlata, anche da chi non l’ha mai fatto prima: è uno dei motivi per cui questa proposta è nata e, secondo noi, uno dei motivi per i quali la schwa si sta rapidamente diffondendo e sostituendo l’asterisco, usato ormai da decenni.