27 ottobre 2021 – Manuela Manera su Domani: “Chi ha paura dell’evoluzione?”

5 Novembre 2021 Off Di Italiano Inclusivo

Dopo una serie di articoli decisamente reazionari e contrari all’italiano inclusivo (di uno, in particolare, ne abbiamo parlato qui), Domani ha finalmente fatto spazio – sebbene sempre poco, in rapporto – anche al contraddittorio, con la voce di Manuela Manera.

Manera, dopo un dottorato di ricerca in italianistica, ha proseguito gli studi come libera ricercatrice occupandosi di gender studies e linguistica e fa parte del comitato scientifico del CIRSDe, il Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere dell’Università di Torino.

Con il suo articolo Chi ha paura dell’evoluzione? La schwa non è l’apocalisse Manera fa un’analisi estremamente lucida non solo delle alternative ad oggi in sperimentazione per un’evoluzione linguistica in senso inclusivo, ma ancor di più dei motivi che spingono tantɜ ad aver paura di questi cambiamenti, nonché delle strategie comunicative tossiche che vengono messe in atto per contrastarli:

«Il diffondersi di queste strategie sta scatenando reazioni che, lungi dall’affrontare in modo scientifico il fenomeno, lo condannano a priori usando espressioni anche molto violente (per esempio “sangue sullo schwa”) e immettendo nel discorso una serie di informazioni fuorvianti, che vanno a costruire un frame, cioè una cornice narrativa, precisa: quella della “dittatura del politicamente corretto”. […]

Esattamente come è successo con l’invenzione dell’“ideologia gender”, anche ora si sta inquinando il discorso pubblico ripetendo sempre le stesse falsità e preannunciando scenari apocalittici. Si costruisce, così, una narrazione che sovverte in modo paradossale le caratteristiche del fenomeno. Per esempio, si sostiene che tali strategie linguistiche siano “imposte”, senza però mai riportare una fonte che attesti tale imposizione.»

Se è vero che, come abbiamo fatto in molti nostri articoli, è facile smontare pezzo per pezzo le critiche all’italiano inclusivo anche mosse da firme illustri, d’altra parte, se queste critiche esistono – e spesso mettono anche in ridicolo per la loro superficialità perfino accademichɜ di spessore – evidentemente un problema c’è, e non è di tipo linguistico, così come l’evoluzione che proponiamo non è solo, e soprattutto non è, una questione linguistica. E probabilmente serviva una linguista come Manera, con la sua esperienza specifica nelle questioni di genere, per poterlo esprimere così chiaramente:

«Insomma, perché impegnare così tante energie per scagliarsi contro asterischi e schwa dicendo che non funzioneranno mai, che sono vie pericolose e che chi li usa è ignorante? L’unica spiegazione possibile, di fronte a un simile atteggiamento, è la paura verso il cambiamento socio-culturale.»